L'eco della guerra nella cultura
print this pageLa Grande guerra ha prodotto immagini, epistolari e memorie, dato ispirazione ad artisti di ogni disciplina. C'è la letteratura di trincea, la trasposizione dell'esperienza della guerra in racconti o romanzi, l'eco delle idee di intellettuali in lettere, articoli, testi.
In ognuno si percepiscono tracce di cose mai viste e di uno straordinario impatto emotivo. Anche di espressioni come "gli ultimi giorni dell'umanità" (Karl Kraus) o il racconto della sensibilità ferita di una donna (Rosa Luxemburg) da uno spettacolo doloroso e dalle parole di un soldato "di noi uomini nessuna pietà" si è nutrita l'idea della grande cesura.
Nella letteratura c'è l'esperienza della guerra vissuta in trincea da poeti e narratori. La durezza degli scontri, l'attesa della morte, tutto della vita in trincea lasciò un segno indelebile; l'orrore generato dalla guerra accomunava indistintamente uomini che venivano da paesi diversi e lontani, ma anche uomini che lottavano su fronti opposti. Si scriveva in situazione, ma anche una volta tornati, magari riprendendo i taccuini di un tempo a distanza di anni. Si scriveva a distanze spaziali diverse dalla trincea e dalla terra di nessuno, nell'attesa del combattimento, nelle retrovie, negli ospedali da campo e negli uffici. Si scriveva anche senza indossare la divisa, come accadde quando alcuni padri - Svevo, De Roberto, Pirandello in Berecche e la guerra - raccontarono la guerra dei figli.
I canti di guerra
I canti della guerra accompagnano i soldati nelle lunghe ore trascorse in trincea e durante le estenuanti marce. Nascono in parte per dare forza ai militari e per sconfiggere la nostalgia degli affetti familiari e la paura dell'assalto, ma accanto a questi, fioriscono anche canzoni di protesta, che danno voce al disagio esteriore e interiore causato dalla guerra e ai pericoli quotidiani della vita di trincea. Insieme ai canti più famosi, come La Leggenda del Piave, Monte Nero, Ta Pum e La Penna Nera, vanno quindi ricordati Fuoco e mitragliatrici e la più famosa O Gorizia, tu sei maledetta, che si riferisce alla battaglia di Gorizia combattuta tra il 9 e il 10 agosto 1916, una carneficina che costò la vita ad almeno 50.000 soldati italiani e a 40.000 austriaci.