L'eco della guerra nella cultura

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La Grande guerra ha prodotto immagini, epistolari e memorie, dato ispirazione ad artisti di ogni disciplina. C'è la letteratura di trincea, la trasposizione dell'esperienza della guerra in racconti o romanzi, l'eco delle idee di intellettuali in lettere, articoli, testi. 

In ognuno si percepiscono tracce di cose mai viste e di uno straordinario impatto emotivo. Anche di espressioni come "gli ultimi giorni dell'umanità" (Karl Kraus) o il racconto della sensibilità ferita di una donna (Rosa Luxemburg) da uno spettacolo doloroso e dalle parole di un soldato "di noi uomini nessuna pietà" si è nutrita l'idea della grande cesura.

Nella letteratura c'è l'esperienza della guerra vissuta in trincea da poeti e narratori. La durezza degli scontri, l'attesa della morte, tutto della vita in trincea lasciò un segno indelebile; l'orrore generato dalla guerra accomunava indistintamente uomini che venivano da paesi diversi e lontani, ma anche uomini che lottavano su fronti opposti. Si scriveva in situazione, ma anche una volta tornati, magari riprendendo i taccuini di un tempo a distanza di anni. Si scriveva a distanze spaziali diverse dalla trincea e dalla terra di nessuno, nell'attesa del combattimento, nelle retrovie, negli ospedali da campo e negli uffici. Si scriveva anche senza indossare la divisa, come accadde quando alcuni padri - Svevo, De Roberto, Pirandello in Berecche e la guerra - raccontarono la guerra dei figli.