Memorie di pietra e Parchi
print this pageTutte le province d'Italia, vicine o lontane dal fronte, sono segnate da una fortissima presenza di segni di memoria legati alla Grande Guerra. Fiorirono tra la data di Vittorio veneto e gli anni Venti una serie di targhe, cippi, monumenti, tutti recentemente oggetto di scrupolosi censimenti, descritti e catalogati per permetterne una sempre più adeguata lettura.
Ogni piccolo borgo, ogni villaggio, ogni città conserva segni della memoria, parchi della Rimembranza e monumenti legati ai morti in guerra, a segnare lutti, a ricordare i nomi, ferite aperte nel cuore della società civile da una guerra "vittoriosa". Furono infatti i parenti delle vittime i primi a ricorrere alle lapidi privatamente o sulle facciate dei palazzi, in seguito furono le istituzioni, le associazioni e i gruppi dell'Italia nazionalista e liberale ad erigere segni di memoria a elaborazione del lutto, a giustificazione del proprio operato, come accadeva del resto in tutta Europa.
Si fa uso in Italia di un linguaggio aulico che ricorre alla retorica combattentistica non priva di venature nazionalistiche cattoliche e protofasciste. Il dolore e la disperazione causati dalla tragedia immane viene trasferito sul piano dell'eroismo, la tragedia delle tante vite spezzate viene trasformata in orgoglio nazionale. Presto si affacciano le prime strumentalizzazioni fasciste che eliminano altre forme di memoria, come quella pur presente del pacifismo socialista. Il fascismo in fase di ascesa e consolidamento si impadronìsce della memoria della Grande Guerra in senso propagandistico, spazzando via ogni altra forma di memoria come è evidente nelle iscrizioni e nei monumenti soprattutto nel Capoluogo maremmano: non c'è più la pietà, ma il culto dell'eroe e del volontario coraggioso.
Il milite ignoto
Nell’ottobre del 1921 viene creato anche a Grosseto il Sottocomitato per le onoranze del soldato ignoto, del quale fanno parte anche ex combattenti. Si prepara la grande partecipazione emotiva della popolazione alla grande catarsi del primo dopoguerra dopo i lutti, il dolore e la devastazione. Tutto il cerimoniale è studiato nel dettaglio: la scelta dei resti di uno dei soldati senza nome affidata alla madre di uno scomparso in guerra; il passaggio a passo d'uomo nelle stazioni del treno che trasporta la salma per permettere alla popolazione di rendergli omaggio; l'accompagnamento del feretro da parte delle più alte cariche dello Stato; la disposizione dei vari reparti di Esercito, Marina e Aviazione lungo il corteo funebre...
Il monumento ai caduti e il Parco della Rimembranza di Grosseto
Rientra nell'orizzonte del culto dell'eroe l'istituzione dei Parchi della Rimembranza, nati da esempi tratti dal mondo anglosassone francese e tedesco. In Italia si coniugano con la tradizione della Festa degli alberi, nell'intento di unire il potere rigenerante della natura al culto eroico dei morti, non disgiunto da una finalità didattica che coltivi nelle nuove generazioni il rispetto e la venerazione per la memoria eroica dei caduti. Nel 1922 Dario Lupi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione del primo governo Mussolini, propone con una serie di circolari ai Provveditorati agli studi d'Italia di coinvolgere intere scolaresche nella costruzione dei parchi e dei viali con la messa a dimora delle piante: operazione che sfocerà nella creazione del Mito della Grande Guerra.
A Grosseto nel 1927 nell'allora bastione Garibaldi, già di San Francesco (vi aveva luogo il busto opera di Tito Sarrocchi ora visibile nel bastione Garibaldi) fu inaugurato da Galeazzo Ciano il Parco della Rimembranza, che da allora dette nuovo nome al luogo. Nel cuore dell'impianto di alberi trova il suo posto d'onore il Monumento ai Caduti della I Guerra Mondiale, già ai caduti delle Battaglie Risorgimentali, opera di Ippolito e Giuseppe Luciani (Scultura, travertino e bronzo, 1896, 1927, 1930-1931, 1962)
Il monumento rappresenta un esempio interessante e singolare di storia della memoria pubblica cittadina, in una stratigrafia di simboli, riutilizzi e dedicazioni. In origine il Monumento ai caduti grossetani della Grande Guerra, conosciuto anche come monumento al Milite Ignoto, era collocato nel centro della piazza Umberto I, oggi Piazza Fratelli Rosselli detta anche della Vasca. Era dedicato alla memoria dei caduti delle battaglie risorgimentali su disegno degli ingegneri Ippolito e Giuseppe Luciani e realizzazione di R. Battelli di Pietrasanta.
Con la realizzazione del Parco della Rimembranza è testimoniato nel 1930-1931 lo spostamento del monumento, che aveva l'epigrafe dedicatoria "Ignoto militi /IV novembre MCMXXI", che estendeva la memoria anche ai caduti della Grande Guerra, verosimilmente in occasione della grande cerimonia del milite ignoto di Roma.
Il monumento si innalza su un basamento di travertino che riproduce le forme della roccia con quattro vasche semicircolari sormontate da due coppie simmetriche di leoni di forma neoclassica, che una volta facevano zammpillare l'acqua dalle loro fauci. Su quattro alti gradini sorge un parallelepipedo ornato da quattro piccoli frontoni, che sorregge l'obelisco sulla cui sommità vi è oggi una stella, ma una volta era posta un 'acquila bronzea con una corona d'alloro, tolta assieme alle quattro targhe originali a causa della requisizione dei metalli del 1943. Quattro nuove targhe di bronzo opera di Tolomeo Faccendi sono state poste nel 1962; esse celebrano le tre armi dell'esercito, Aviazione, Marina e Fanteria: frontale rispetto al visitatore, la targa con dedica "Ai Caduti per la Patria" che consegna definitivamente il monumento alla memoria dei caduti di tutte le guerre.