Eredità di “memorie di morti”

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<<<Un'esperienza di massa

Il Sacrario del Grappa (©Archivio privato Arcangelo Alessandri)

Non furono solo gli spazi delle battaglie e di eventi legati al calendario del conflitto a diventare luoghi della memoria. In ogni municipio furono collocate  lapidi; nei primi anni Venti fu inaugurata una rete capillare di Parchi della rimembranza, in genere accompagnati da monumenti e sculture, che portano i segni della retorica nazionalista del fascismo.

Ma si vollero anche creare luoghi-simbolo della memoria nazionale della Grande Guerra: già dal 1921 la tomba al milite ignoto nell’Altare della Patria, a Roma, nel 1938 il grandioso sacrario di Redipuglia, inaugurato dal duce del fascismo in persona. Il tema riassuntivo è quello dei caduti.

Così le atrocità di una lunga guerra di posizione vissuta in trincea e costata tante giovani vite, che la grande letteratura ha raccontato, furono addolcite dai riconoscimenti alle famiglie dei caduti, dalle medaglie e dalla retorica del valor militare.

Alla dimensione delle memorie pubbliche corrispose  l’esplosione di memorie di massa: si moltiplicarono nel dopoguerra i reduci che presero la penna per raccontarsi. Non ebbero voce le memorie divise: i cittadini austriaci  delle terre passate all’Italia, combattenti dell’esercito nemico.

Alla fine l’esaltazione dell’eroismo prese il posto della pietà; il lutto faticò ad essere elaborato.

  >>> Attualità delle memorie della Grande Guerra